Nel febbraio 2021 stavo frequentando il secondo anno di scuola presso il Robert Bosch College. Da un anno la comunità studentesca si trovava in isolamento come conseguenza della pandemia, ma, proprio in quel periodo, si iniziavano ad intravedere i primi segni di ripresa e di allentamento delle restrizioni. Il direttore aveva dunque deciso che, verso la fine del mese, si sarebbero svolte le « settimane progetto » organizzate dagli studenti, a condizione che queste si svolgessero all’interno del campus o nella natura circostante. Io ero davvero entusiasta all’idea di poter nuovamente vivere quell’atmosfera unica che si crea in occasione di questo evento, e volevo proporre alla comunità un progetto che fosse utile, coinvolgente e piacevole. Siccome la scuola attribuisce molta importanza alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità, volevo rendermi utile, con un gruppo di compagni interessati, al fine di diminuire l’impronta ecologica della nostra scuola. Avevo da tempo notato con un certo fastidio lo spreco di carta nella mensa poiché, ad ogni pasto, ciascuno utilizzava uno, se non più, tovaglioli monouso. Essendo circa duecento gli studenti che, tre volte al giorno, consumavano un pasto presso la mensa, ho fatto un semplice calcolo per farmi un’idea dell’assurda quantità di tovaglioli di carta che veniva utilizzata in un anno. La mia idea era, dunque, quella di sostituire i tovaglioli di carta monouso con tovaglioli di stoffa. Ognuno avrebbe avuto il suo tovagliolo e sarebbe stato responsabile di lavarlo quando era sporco, mentre i tovaglioli di carta non sarebbero più stati disponibili nella mensa. Per unire l’utile al dilettevole, avevo pensato di insegnare ai partecipanti l’arte del ricamo, tra l’altro uno dei miei passatempi preferiti, in modo da personalizzare i tovaglioli. In questo modo avremmo avuto l’opportunità di passare del tempo insieme, imparando una tecnica utile, chiacchierando e ricamando i nomi di tutti i componenti della comunità. Inoltre, alla sera, avremmo cucinato insieme dei piatti tipici dei luoghi di provenienza dei partecipanti, per favorire lo scambio culturale, imparare nuove ricette e divertirci insieme.
Sono stata davvero felice dell’interesse che il mio progetto ha suscitato all’interno della comunità e del gruppo eterogeneo di persone con cui mi sono ritrovata a trascorrere la settimana. I preparativi sono stati impegnativi, ma ne è valsa veramente la pena, perché quei sette giorni passati ad insegnare ai miei amici la tecnica del punto croce e a divertirmi in compagnia sono tra i miei ricordi più belli dei due anni trascorsi all’UWC. Ancor più appagante è stato vedere i visi soddisfatti dei miei amici una volta che i nomi di tutti gli studenti erano stati ricamati e cuciti sui tovaglioli e non restava che presentare il nostro progetto alla comunità e distribuire i nostri prodotti!